Mister Gian Piero Gasperini parla oggi alla stampa nella sua prima conferenza prepartita da allenatore della Roma.
Queste le dichiarazioni del tecnico sulla sfida di domani sera contro il Bologna e sulle ultime voci di mercato che riguardano la sua squadra.
Presenza numero 600 per lei. Come si immagina questo esordio? Come arriva la squadra?
Ho letto stamattina che domani sarà la mia seicentesima partita. Per me, che non bado molto alle statistiche, è stata una grandissima sorpresa. Non poteva esserci occasione migliore per raggiungere questo traguardo: la prima di campionato, una nuova esperienza con la Roma, in uno stadio pieno di gente. Sicuramente è qualcosa di straordinario. La squadra arriva con tanta voglia di fare. Domani sarà un biglietto da visita: dietro di noi c’è tanta passione, tanti tifosi, tanti abbonati. Giochiamo contro una squadra che negli ultimi anni si è confermata tra le migliori del campionato, ben preparata e solida. Sarà una bellissima prima di campionato.
Come sta vivendo la situazione Bailey e in generale il mercato? Come sta Dybala?
Per Bailey è davvero incredibile, siamo molto dispiaciuti. Un infortunio grave, in una circostanza difficile persino da spiegare. C’è anche un video dell’episodio. Peccato, peccato davvero, perché al di là dell’impatto immediato sulla partita – che non so quanto avrebbe potuto aiutare, ma probabilmente sì – pesa soprattutto la gravità dell’infortunio, avvenuto in un gesto assolutamente normale. Sul mercato non so che sviluppi possano esserci: siamo ormai nella fase finale e tutto diventa molto imprevedibile. Io però penso alla partita con il Bologna, penso all’inizio del campionato. Per quanto riguarda Paulo, è rientrato da una decina di giorni e secondo me è sulla strada giusta. Era partito bene in preparazione, poi si è dovuto fermare qualche settimana, ma ora ha ripreso e sta facendo tutto. Anticipo anche un aspetto legato alla formazione: secondo me non ha ancora i 90 minuti nelle gambe, quindi o parte dall’inizio oppure entrerà a gara in corso.
Avrebbe voluto una rosa più completa per la prima di campionato?
Indubbiamente sì, soprattutto per un allenatore nuovo che arriva e vorrebbe portare le proprie idee. Però devo dire che con i ragazzi con cui abbiamo lavorato ci siamo trovati bene: hanno passato un mese e mezzo insieme e, tra quelli presenti dall’inizio, abbiamo fatto davvero tanto. Gli altri sono arrivati un po’ alla spicciolata, qualcuno prima, qualcuno dopo, e c’è stato anche un periodo di stallo. Certo, tutti noi vorremmo sempre partire con una rosa definita e completa, per sfruttare al meglio la preparazione. Ma ormai questo sembra essere diventato un po’ un’utopia per tutti.
Aveva ricevuto delle rassicurazioni, sono state mantenute?
Ti dai delle indicazioni, ti poni dei propositi, no? Poi c’è la realizzazione. Quelli sono sempre molto validi, sempre molto riconosciuti in ogni riunione che facciamo. Poi però la realizzazione può avere tempi diversi e bisogna vedere anche quanto si riesce a fare.
Sarà Dovbyk l’attaccante della Roma?
Non lo so, non ho la sfera di cristallo per capire cosa succederà in questi dieci giorni. Io sono concentrato sulla partita di domani, poi vedremo. È convocato, come tutti gli altri che lo sono in questo momento. Io penso sempre a guardare avanti e domani credo che ci attenda un bel momento, l’inizio del campionato. Dovbyk, insieme agli altri ragazzi convocati, deve avere la massima concentrazione davanti al nostro pubblico per la prima volta quest’anno. È vero che queste date di mercato possono portare a ritrovarti un giocatore contro due volte, oppure ad averlo e poi rivederlo dall’altra parte. Quello che succederà nei prossimi dieci giorni lo vedremo.
Lei fece quel discorso sulla musica…
Ma non era su Dovbyk! In generale, nel calcio ci sono dei tempi, un po’ come nella musica. Vale per chiunque giochi a calcio, e i giocatori di maggiore qualità sono indubbiamente quelli che hanno il tempo giusto, come nella musica. Chi entra un po’ prima o un po’ dopo corre il rischio di steccare. Ma questo vale anche in un’azione, in qualsiasi situazione di gioco. Poi l’avete collegata a Dovbyk, poverino.
Allora è più “intonato” Dovbyk o Ferguson? La Roma è più forte dello scorso anno?
Per me sono due ottimi strumenti, diversi tra loro. Entrambi sembrano essere cresciuti rispetto all’inizio della stagione, sia sul piano dinamico che fisico. Se la Roma di oggi è più forte lo dovremo capire, perché della Roma di prima abbiamo dei parametri, mentre questa ha appena iniziato a giocare ed è sicuramente molto diversa. Se guardiamo l’ultima formazione scesa in campo a Torino, a fine maggio, rispetto a quella di oggi sono passati tre mesi: ci sono tre titolari che non ci sono più e 6-7 giocatori in panchina che non ci sono più. In totale, una decina di calciatori hanno lasciato la squadra, mentre ne sono arrivati cinque, di cui uno purtroppo si è fatto male subito. Parlo ovviamente dei giocatori di movimento. È una Roma diversa, anche nei numeri: basta fare il confronto per accorgersene. Se sarà più forte, me lo auguro, ma non posso dirlo adesso. Lo scopriremo strada facendo, quindi cerchiamo di capirlo insieme.
Come sta Pellegrini? È possibile vedere El Aynaoui più avanzato?
Le soluzioni sono quelle: una o l’altra. Abbiamo due o tre opzioni, tra cui anche questa. Su Pellegrini mi sembra che stia recuperando ed è vicino al rientro. Io sono arrivato quando lui era già infortunato, quindi non ha mai potuto allenarsi con la squadra. Non so perché questa domanda venga sempre fatta a me e non al giocatore o alla società. Quello che ho visto io con Pellegrini è che la situazione non è così chiara: è evidente che la società non ha intenzione di allungare il contratto ed è altrettanto chiaro che lui ha bisogno di giocare per ambire alla Nazionale e ai suoi obiettivi personali. Non sono io la persona più indicata per parlarne, però, visto che me lo chiedete, cerco di rispondere. Ho ereditato questa situazione e provo a chiarirla, perché in tutte le interviste mi mettete in mezzo a questa vicenda. Risolveranno: a me sembra che, se lui trova una situazione adeguata, sia contento di andare via, e lo sarebbe anche la società. Trovare la soluzione giusta non è semplice e per questo siamo in una fase di stallo. Non mi pare di dire nulla di nuovo o di scoprire l’acqua calda: questa è la realtà della situazione.
Un pensiero sui nuovi? Possono giocare tutti e quattro da titolari?
Sono i profili su cui la Roma ha pensato di costruire o ricostruire il proprio futuro. Sono tutti ragazzi giovani: il più “vecchio” è Neil, che ha 24 anni, Ghilardi e Wesley sono del 2003, Ferguson del 2004, quindi tutti tra i 21 e i 22 anni. Sono giocatori giovanissimi con esperienze diverse. Mi piace lavorare su di loro, su tutti, e in prospettiva sicuramente possono far parte del progetto. Arrivano da momenti diversi: ad esempio Wesley viene da 30 partite consecutive in Brasile, perché la stagione lì è diversa. Ferguson ha avuto molta attività, mentre Ghilardi ha saltato tutta la preparazione e l’ha iniziata solo quando è arrivato da noi. El Aynaoui mi sembra un po’ più in condizione anche nelle partite. Penso che si possa lavorare bene con tutti loro.
Sul suo modo di schierarsi contro il 4-2-3-1
Non è una questione legata ai nostri giocatori, è semplicemente un adattamento: una situazione che si può creare nei confronti di un avversario, a seconda di come si schiera e di chi utilizza. Io credo che l’ideale sia che la nostra squadra abbia sempre la capacità di giocare almeno due moduli in modo disinvolto, senza grandi problemi. Quindi, anche nell’arco della stessa gara, poter passare da una situazione all’altra in maniera chiara e comprensibile, soprattutto per i giocatori. Certo, ci vogliono delle partite: più giochi e più assimili concetti, più acquisisci facilità nel poter avere questa duttilità.
Si sente affine al lavoro di Massara?
I giocatori giusti sono sempre quelli bravi. Questo caratterizza il mio modo di pensare: i giocatori di valore e con potenzialità rientrano tutti nella mia idea di calcio. Sono ragazzi che, come ho detto prima, rispondono alle caratteristiche richieste per ripartire, secondo le indicazioni della società: la necessità di ringiovanire, non con giocatori già affermati e con contratti pesanti, ma con elementi emergenti, che possano diventare plusvalenze. Anche se sembra semplice – prendere qualche giovane, farlo giocare e poi rivenderlo – non è affatto così. Bisogna scegliere ragazzi che abbiano davvero un futuro e un valore. I giovani spesso costano più dei giocatori affermati, ma si punta sulla speranza e sulla possibilità di realizzare le famose plusvalenze. Alcuni club le cercano per ripianare i bilanci, altri per vendere e reinvestire, acquistando nuovi giocatori e alimentando questo meccanismo. L’alternativa sarebbe prendere giocatori affermati con contratti molto alti, alzando subito il livello della squadra, ma lavorando meno in prospettiva. In questo momento, il segnale forte della società è stato chiaro: puntare su questo modello. Speriamo di poterlo realizzare e, per riuscirci, servirà tutta una serie di scelte concrete. Sto pensando a come lavorare: per me si guarda sempre avanti, ma non è semplice. Cerco di essere chiaro una volta per tutte: non è che faccio sempre interviste così lunghe. Già con questa spero di chiarire, dopodiché mi auguro di parlare solo dell’avversario e della partita di domani. Non ci sono stati altri momenti, quindi ho cercato di sfruttare l’intervista di oggi.
I suoi quinti all’Atalanta erano fisici, a Roma sono diversi. Cambierà il gioco o gli esterni dovranno fare comunque ciò che facevano all’Atalanta?
Ne ho avuti talmente tanti, uno diverso dall’altro, che non tutti facevano le stesse cose. Posso dire che Conti era diverso da Spinazzola, Gosens diverso da Hateboer, Maehle diverso da Castagne, Bellanova diverso da Zappacosta. E così Angelino e Wesley sono diversi da tutti gli altri, così come Rensch rispetto agli altri. Vanno rispettati per le loro caratteristiche e qualità migliori, e bisogna cercare di farli rendere al massimo proprio in base a queste qualità.
Domani è possibile vedere una Roma più difensiva o già “gasperiniana”?
Posso dire che la cerchiamo, poi se ci riusciremo già domani non lo so. Giocheremo per un solo obiettivo, come sempre: cercare di ottenere il massimo risultato. Non per mancanza di rispetto verso l’avversario, chiaramente, ma con la fiducia che possiamo costruirci e con l’intenzione di affrontare la partita con quello spirito.
Cosa l’ha colpita di Ferguson?
Ferguson è il classico ragazzo che ha fatto benissimo due anni fa e poi ha attraversato una fase in cui, magari per motivi diversi – infortuni o altre situazioni – non ha rispettato le aspettative. È anche la classica situazione in cui è bello riuscire, insieme, ad aiutare questo ragazzo a ritrovare i valori che aveva qualche anno fa.
L'articolo GASPERINI: “Avrei voluto una rosa più completa. Pellegrini? La società non vuole rinnovargli il contratto, lui sta cercando una nuova squadra” (VIDEO) proviene da Giallorossi.net | Notizie AS Roma, Calciomercato ed Esclusive.


