C’è una notte, una telefonata e una firma mancata che spiegano molto più di mille conferenze stampa perché oggi Gasperini siede sulla panchina della Roma e non su quella della Juventus. È il retroscena che filtra in queste ore dal quotidiano Il Romanista e che aggiunge peso, significato e anche un pizzico di romanzo alla sfida di stasera.
Gasperini la Juventus la conosce bene. Lì ha iniziato ad allenare, nel settore giovanile, quando il suo calcio era ancora un’idea grezza ma già riconoscibile. Un’idea che negli anni ha fatto scuola altrove, fino a diventare un modello. La prima squadra bianconera, però, non lo ha mai chiamato davvero. Non prima. Non quando avrebbe potuto. E forse non quando avrebbe dovuto.
La chiamata è arrivata tardi. Quando il dado, di fatto, era già tratto. O quasi. Perché Gasperini, quella notte, ha davvero vacillato. Siamo al 29 maggio 2025. A Firenze va in scena l’incontro decisivo per legare Gasperini alla Roma. L’accordo verbale c’è, i Friedkin lo salutano convinti di aver chiuso, l’allenatore comincia già a pensare alla rosa, all’ambiente, a un mercato tutto da costruire. Manca solo una cosa: la firma. Che non arriva per un intoppo burocratico, una sottovalutazione, un dettaglio gestito male. Quel contratto non viene messo sul tavolo.
E proprio in quel vuoto, in quello spazio sospeso, squilla il telefono. Dall’altra parte c’è Comolli, nuovo direttore generale della Juventus. La notizia dell’accordo con la Roma è già rimbalzata ovunque, complice una foto “galeotta” che ha fatto più rumore del previsto. La Juve chiama Gasperini sapendo di essere in ritardo, ma chiamandolo comunque. E non è una telefonata di cortesia. È un colloquio vero, quasi un esame: domande sui metodi di allenamento, sulle abitudini quotidiane, sulla visione del calcio. Fino a quella frase spiazzante: “Mi spieghi perché lei dovrebbe allenare la Juventus”.
È lì che Gasperini, per una notte, si ferma a pensare. Perché non aver ancora firmato lo espone alla tentazione. Perché la Juventus, nel bene e nel male, resta la Juventus. E perché certe occasioni, quando arrivano, non sempre bussano due volte. Ma è anche lì che entra in gioco l’orgoglio. Alla Juventus aveva già detto no Conte. C’era Tudor ancora sotto contratto. E soprattutto, a Roma, Gasperini non era un piano B o una soluzione di ripiego: era l’obiettivo numero uno. Voluto, cercato, scelto. Non contattato all’ultimo giro.
È questo, più di tutto, che pesa nella decisione finale. La sensazione di essere centrale, non accessorio. Di rappresentare un progetto e non una toppa. Gasperini valuta con freddezza, rimette tutto in fila e sceglie la strada più difficile. Quella che aveva già scelto mesi prima. Quella romanista.
Col senno di poi, quell’errore iniziale, quella firma mancata al primo appuntamento, diventa quasi un simbolo. Un rischio enorme, certo. Ma anche il momento in cui si misura la convinzione di un allenatore e la solidità di una scelta. Alla fine Gasperini firma con la Roma. E la Juventus resta, ancora una volta, sullo sfondo.
LEGGI ANCHE – Tiago Pinto: “Alla Roma fatto tanto con poco. Chi non mi apprezza tirerà fuori Renato Sanches…”
Fonte: Il Romanista
L'articolo Gasperini, il contratto non firmato con la Roma e la telefonata di Comolli: il retroscena proviene da Giallorossi.net | Notizie AS Roma, Calciomercato ed Esclusive.



