A volte arriva e bisogna saperla cogliere. Il derby è l’occasione, può essere un momento di rinascita o un nuovo inizio. La si aspetta, si spera. Guai ad evitarla, nascondendosi o scappando con la coda tra le gambe davanti al derby. Se così fosse, scrive oggi Il Messaggero (A. Angeloni), meglio stare a casa. Un pranzo in famiglia e passa la paura.
Dovbyk, paura,non ne ha, ma sta lì e aspetta il suo momento. Il derby lo ha già vissuto (due, senza gol), quando era il titolare inamovibile e la sua riserva si chiamava Shomurodov. Una situazione ideale, ma Artem in quella comfort zone non ci sapeva stare benissimo. Diciassette reti lo scorso anno, e trentatré minuti distribuiti su due partite in questo scorcio di stagione, mai da titolare e senza gol. Un’occasione, appunto.
Zero minuti nelle gambe, ma soprattutto nel cuore infranto, per Lorenzo Pellegrini, che si è visto sfilare la fascia da Gasp. Gasp ci pensa, magari uno spezzone gli toccherà. Lui è sempre quello che di reti alla Lazio ne ha segnate tre, una più bella dell’altra: un colpo di tacco (con Di Francesco), una punizione (con Mourinho) e una magia lo scorso anno nel derby di andata. Si mette in fila anche El Aynaoui, appena arrivato. Fresco fresco di convocazione con il Marocco. Per lui sarebbe un esordio nel derby.
E veniamo a Ferguson che con il Toro è partito in ritardo. Un secondo tempo senza mai toccare palla, senza incidere. Mister cento milioni, così lo chiamavano in Inghilterra prima dell’infortunio al ginocchio, ha il gol nella testa e nei piedi, ma ha perso confidenza e a Roma si deve ancora sbloccare. Non esulta in una partita ufficiale con una squadra di club, dallo scorso ottobre, quando vestiva la maglia del Brighton.
Fonte: Il Messaggero
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