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MOURINHO: “Mai pentito di aver detto si ai Friedkin”

MOURINHO: “Mai pentito di aver detto si ai Friedkin”

CORSPORT – A due settimane dal via della nuova stagione, José Mourinho è tornato a parlare. Lo Special One ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano romano trattando vari argomenti: dalla finale di Budapest , al rapporto con Tiago Pinto fin…

CORSPORT - A due settimane dal via della nuova stagione, José Mourinho è tornato a parlare. Lo Special One ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano romano trattando vari argomenti: dalla finale di Budapest , al rapporto con Tiago Pinto fino alla scelta di accettare l'offerta dei Friedkin . Con un occhio alla rosa attualmente a disposizione. Le sue parole: "Firmai per la Roma perchè quando incontrai i Friedkin mi piaccque molto il loro modo di parlare. Quelle parole mi toccarono nel profondo, di questo avevo bisogno. "Pensia-mo che tu sia la persona giusta per aiutarci a rendere la Roma un club più grande", aggiunsero. Trasmisero il loro entusiasmo, mi piacque la prospettiva di un progetto diverso, tre anni di contratto, una crescita progressiva, qualcosa che in precedenza non avevo mai preso in considerazione». Spiegati meglio. «Ad esempio, i tanti giovani, che ho fatto esordire, giovani che con me sono cresciuti in questi due anni. Quando lavori in un club come il Real Madrid , il Manchester, il Chelsea, se lanci un giovane a stagione hai già fatto il massimo. In questa fase della carriera avevo bisogno di stabilità, sentivo che qualcosa in me era cambiato. Prima volevo e dovevo arrivare, fare, spostarmi, vivevo uno stato di costante irrequietezza. Ero in un posto, facevo il mio lavoro, vincevo e mi spingevo oltre, volevo andare a vincere da un'altra parte» Ha rischiato parecchio, però. I paletti del Financial Falr Play, il mercato a zero, la condanna ad adattarti all'emergenza. Anche questa è la Rana. oggi. « Real , Inter , United, Chelsea due volte, a quei livelli il profilo è molto, molto chiaro. Gli investimenti, la storia del club, gli obiettivi tutti altissimi: arrivi per vincere e vincere subito. Quando ho firmato con la Roma sapevo perfettamente a cosa andavo incontro». Fatico a crederti. «Devi farlo. Ovviamente per me tornare in Italia non significava andare incontro all'ignoto, questo è un Paese che conosco bene a livello culturale, storico e sportivo. Sapevo che sul piano sociale la Roma era un dub assolutamente fantastico, ma anche che dal punto di vista della storia calcistica aveva vinto poco, nonostante tantissimi bravi allenatori e tantissimi giocatori di prima fascia, e investimenti anche. Quando conosci la realtà romanista ti chiedi perché si sia vinto così poco. Possibile che tu non possa fare qualcosa di diverso per aiutare il club, la nuova proprietà? Se adesso mi domandi se sono pentito della scelta, rispondo di no. Assolutamente no». (continua)

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