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Okaka: “Il gol di tacco al Siena? Il contesto lo ha reso storico, con De Rossi che esulta rincorrendomi. Raramente ho visto l’Olimpico in quel modo”

Okaka: “Il gol di tacco al Siena? Il contesto lo ha reso storico, con De Rossi che esulta rincorrendomi. Raramente ho visto l’Olimpico in quel modo”

CRONACHE DI SPOGLIATOIO – Stefano Okaka , ex attaccante della Roma , si è raccontato in una lunga intervista. Dal periodo in giallorosso fino al all’attuale esperienza con Ravenna, dove ha segnato 5 gol in 15 partite. 2 di questi li ha fatti col tacc…

CRONACHE DI SPOGLIATOIO - Stefano Okaka , ex attaccante della Roma , si è raccontato in una lunga intervista. Dal periodo in giallorosso fino al all'attuale esperienza con Ravenna, dove ha segnato 5 gol in 15 partite. 2 di questi li ha fatti col tacco. Questo uno stralcio delle sue parole : «Un gol promozione di tacco? Li ho già fatti, sono finiti i bonus. Ma andrebbe bene anche un calci di rigore». Su quel gol di tacco in Roma-Siena...  «Istinto puro, nient’altro. Il contesto ha reso storico quel gol: io che sono cresciuto a Roma, De Rossi che esulta rincorrendomi e urlandomi ‘Ma che hai fatto?’… e poi l’Olimpico: raramente l’ho visto così. A distanza di 16 anni la gente ancora me lo fa rivedere». Il ricordo di quella stagione..   «Il giorno dopo sono partito per il Fulham. Era tutto fatto già prima della partita, ma il mister una volta rientrati nello spogliatoio mi disse: ‘Ora faccio qualsiasi cosa per non farti andare’. I documenti però erano già partiti. Era l’anno in cui abbiamo perso lo Scudetto contro la Sampdoria di Cassano. Ad Antonio lo dico sempre: ‘Tutta colpa tua’. Con lui ho un rapporto special. Avevo discusso con la società ed ero finito fuori rosa. Ricordo che Cassano una sera mi chiamò per sapere qualcosa di più e il giorno dopo andò a parlarci. Gli sarò riconoscente per tutta la vita: il giorno dopo mi reintegrarono in squadra». Sui più forti con cui ha giocato   «Antonio è stato un genio del calcio mondiale. Dovevate vederlo in allenamento. È nato per il calcio: uno dei migliori di sempre» . Sull'inizio dell'avventura alla Roma.. «Io ero praticamente del Milan. Non avevamo stampato il cartellino perché mancavano le fototessere, ma mi avevano detto: ‘Quando torni la prossima settimana completiamo tutto. Non sono più tornato. Il primo giorno alla Roma ci accolse Bruno Conti. Ci mostrò tutto il centro sportivo: una volta visti bar e ristorante ho capito fosse il posto giusto per me. E poi avrebbero permesso alla mia famiglia di vivere lì dentro: cosa che oggi sarebbe impossibile. Mio padre ogni giorno si fermava a fare colazione con Totti, De Rossi, Cassano e Montella. Era la normalità per tutti. E poi spesso incontrava Spalletti: ‘Mister, come si comporta Stefano? È bravo’. Per me è come se fosse stato un secondo padre». Sul rapporto con Spalletti... «A 18 anni arrivai a Trigoria con un’auto molto costosa. Parcheggiai davanti all’ufficio di Spalletti. Mi vide: ‘Se ti presenti un’altra volta con questa, non giochi più’». Una volta contro l’Atalanta mi mise in campo a pochi minuti dalla fine. Diciamo che non entrai col piglio giusto… ma il controllo antidoping e Vito Scala mi salvarono. Mi disse: ‘Non uscire da questa porta, se ti prende ti stritola’. Ancora oggi ci scherziamo. «Nessuno lo dice, ma ha creato un modulo che è passato alla storia. Ha reinventato Totti centravanti facendogli vincere la Scarpa d’Oro». Il peso del passaggio in prima squadra e la prima convocazione.. «Ho segnato 20 gol e giocavo sotto età di 3 anni. Lì ho capito che avrei potuto fare qualcosa nella mia carriera . Contro l'Udinese la prima convocazione. Fossi entrato sarei diventato il più giovane di sempre nella storia del calcio italiano . A 15, 16 anni ero visto come uno dei migliori al mondo. Convivere con quell’etichetta è stato molto complicato. Dovevo sempre dimostrare di essere il migliore. Ho sentito il peso a una certa» . LEGGI L'INTERVISTA INTEGRALE

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