Juventus-Roma non è mai una partita normale. Non lo è per la classifica, non lo è per la storia, non lo è per quello che evoca dentro e fuori dal campo. Stasera, però, allo Stadium c’è qualcosa in più: c’è una Roma che arriva con quattro punti di vantaggio, con certezze nuove e con una domanda che pesa come un macigno. Quanto vale davvero questa crescita?
Gasperini l’ha detto senza girarci intorno: la Juve è un parametro. Batterla significa sentirsi competitivi ad alto livello, perdere vuol dire restare ancora un passo indietro. E allora Juventus-Roma diventa una specie di esame di maturità, di quelli che non ammettono sconti né scuse. Perché fin qui, contro le big, la Roma ha sempre inciampato. E perché vincere a Torino, soprattutto a Natale, è una tradizione che per i giallorossi somiglia più a una maledizione che a una festa.
Dentro questa sfida c’è soprattutto Matías Soulé. Non più promessa, non più talento intermittente, ma presenza costante. I numeri raccontano la sua trasformazione meglio di mille parole: tocchi in area, continuità, responsabilità. Gasperini lo ha preso per mano e lo ha messo al centro del progetto. Oggi Soulé è l’attacco della Roma, l’uomo attorno a cui ruota tutto, il post-Dybala diventato presente. E affrontare la Juventus, la squadra che lo ha lasciato andare, è il contesto perfetto per completare il salto: da talento a giocatore decisivo. Non è una questione di rivincite, ma di consacrazione.
Dall’altra parte c’è proprio Paulo Dybala, che questa partita l’ha vissuta per sette anni come casa e ora rischia di guardarla ancora dalla panchina. Sarebbe il suo ultimo tango allo Stadium, probabilmente, in una stagione che per lui è iniziata male come mai prima. Un solo gol in campionato, centralità smarrita, futuro in sospeso. Se giocherà, sarà per provare a riaccendere la Joya. Se non giocherà, il segnale sarà ancora più forte: la Roma sta andando avanti, anche senza di lui.
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Juventus-Roma è anche Gasperini contro il suo passato. Torino poteva essere una scelta naturale, comoda, quasi scontata. Lui invece ha scelto la strada più ripida, quella romanista. Più difficile, più esposta, più rumorosa. E stasera, contro Spalletti, contro una Juve che resta Juve anche quando non domina, si misura la bontà di quella scelta. Non solo in termini di punti, ma di identità.
C’è poi il contorno, che non è mai solo contorno. Il mercato che incombe, i nomi di Zirkzee e Raspadori che rimbalzano tra una domanda e una battuta, l’albero di Natale a Trigoria senza pacchi sotto ma con messaggi chiarissimi. La Roma sa di dover crescere ancora, soprattutto davanti. Ma prima di tutto deve capire chi è davvero. E certe risposte arrivano solo in notti come questa.
Stasera non si gioca solo per la Champions, né solo per un possibile primato momentaneo. Si gioca per rompere una statistica che pesa, per dimostrare che questa Roma non è solo solida e combattiva, ma anche pronta a fare il salto. Perché battere la Juventus, a casa sua, non ti regala un titolo. Ma ti dice, senza bisogno di parole, se sei pronto a pensare in grande.
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Fonti: Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Tempo
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