Chi aspettava il funerale anticipato della Roma di Gasperini dovrà rimandare l’appuntamento. Perché questa squadra non solo non è scoppiata dopo Napoli e Cagliari, ma ha risposto nel modo più chiaro possibile: con una prestazione vera, feroce, dominante. Il Como di Fabregas torna a casa con uno 0-1 che non racconta fino in fondo quello che si è visto all’Olimpico. Il punteggio è stretto, la partita no.
La Roma ha messo il muso avanti dal primo minuto, ha aggredito, ha imposto ritmo e campo, ha tolto ossigeno a una squadra che gioca bene e che non era lì per caso. Il Como è stato annichilito soprattutto sul piano della prestazione: pochissimi spazi, pochissime idee, costretto a rincorrere una Roma che ha costruito occasioni in serie, con continuità, con una presenza costante negli ultimi trenta metri.
Emblematico il caso di Nico Paz, la stella più attesa, praticamente cancellata dal campo dalla cura maniacale riservata da Mancini, da uno Ndicka semplicemente insuperabile e da Hermoso, con il supporto costante di un Koné formato mondiale, capace di spegnere sul nascere ogni tentativo di accensione avversaria. L’unico vero appunto, semmai, è quello che accompagna questa squadra da settimane: troppa fatica a trasformare la mole di gioco in gol. Tante potenziali occasioni, poche conclusioni davvero pulite. Un problema di qualità nell’ultima giocata, più che di sistema o di atteggiamento.
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E infatti la partita sembrava una di quelle stregate. Wesley si divora un gol clamoroso nel primo tempo, Ferguson non è abbastanza cattivo su un paio di palloni invitanti in area: la palla gira ma non entra. L’Olimpico rumoreggia, ma non molla. E quando sembra che la serata possa complicarsi, ecco il riscatto. Sempre Wesley. Prima l’errore, poi la personalità. Un destro secco, angolato, imprendibile. Uno di quei gol che valgono doppio: per la classifica e per la testa di un giocatore che aveva appena vissuto l’incubo del “come ho fatto a sbagliare?”.
Da lì in poi la Roma controlla, soffre il giusto, rischia poco e porta a casa tre punti netti, meritati, mai davvero in discussione. Il successo riporta i giallorossi nelle parti altissime della classifica. In realtà, la posizione resta la stessa: quarta prima, quarta dopo. Ma i numeri raccontano molto di più. La Roma accorcia su Napoli e Milan, resta in scia dell’Inter, guadagna terreno su Bologna e Como e tiene a distanza la Juventus. In una classifica cortissima, dove le prime sono divise da una manciata di punti, questa vittoria pesa come un macigno.
È qui che il successo contro il Como assume un valore che va oltre i tre punti. Perché arriva dopo due sconfitte pesanti, perché certifica che la squadra è viva, perché conferma che la strada tracciata da Gasperini è quella giusta. Una Roma che magari non è ancora pirotecnica lì davanti, ma che è riconoscibile, intensa, aggressiva. E maledettamente solida dietro. Una Roma che sa cosa vuole fare e come farlo.
Il tecnico lo aveva detto alla vigilia: “Serve ambizione per migliorarsi”. E questa partita è stata esattamente questo. Un altro mattoncino messo al suo posto. Senza proclami, senza illusioni. Ma con la consapevolezza che nella corsa Champions – più affollata e feroce che mai – la Roma c’è. E non ha alcuna intenzione di farsi da parte.
Giallorossi.net – Andrea Fiorini
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