La scossa sembrava arrivata. Cinque gol tra Cremonese e Midtjylland avevano fatto pensare che la Roma avesse finalmente ritrovato ritmo, fiducia e un minimo di continuità nella produzione offensiva. Un’illusione durata giusto il tempo di tornare davanti a un avversario di peso.
Contro il Napoli, infatti, il vecchio problema si è ripresentato con tutta la sua evidenza: appena due conclusioni nello specchio, un tiro innocuo di Mancini e una chance finale di Baldanzi, anche quella sprecata. Peggio di così, negli ultimi mesi, i giallorossi avevano fatto solo lo scorso 16 marzo contro il Cagliari, con un solo tiro in porta.
Un passo indietro netto, che riporta al centro del dibattito proprio ciò che Gasperini temeva: l’attacco è di nuovo un tema aperto, un reparto che non riesce a trovare fluidità né chimica. Ferguson, chiamato a dare un segnale, ha sbagliato movimenti, tempi e letture, lasciando un vuoto pesante nelle scelte offensive. E le rotazioni provate in corsa non hanno cambiato la sostanza.
Gasperini ha tolto il riferimento centrale e provato a ridisegnare tutto: Baldanzi falso nove, Dybala catalizzatore centrale, Bailey e lo stesso Baldanzi a muoversi intorno. Tante idee, poca efficacia. Gli attaccanti non si sono mai davvero trovati, nessuna connessione pulita, nessuna giocata che aprisse la difesa del Napoli. Solo una manovra lenta, prevedibile e senza spunto.
È qui che il discorso si allarga inevitabilmente a ciò che accadrà tra un mese. Lo ha detto lo stesso Gasperini: «Sul mercato di gennaio non ho molta fiducia». Tradotto: non aspettiamoci miracoli. Il tecnico chiede piuttosto di alzare il livello degli uomini già in rosa, perché in avanti – parole sue – «abbiamo sicuramente perso qualcosa, anche rispetto allo scorso anno». Bene Pellegrini, ma troppo poco per compensare una serata in cui né Bailey né Dybala hanno dato il minimo sindacale.
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La Roma esce così con un segnale chiaro: il potenziale offensivo non basta ancora per reggere il peso degli scontri diretti. Ed è proprio qui che servirà la risposta, già dalle prossime partite, senza aspettare soluzioni esterne né alibi. L’attacco deve ripartire subito, e deve farlo dall’interno.
Fonte: Gazzetta dello Sport
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